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sabato 22 agosto 2009

Andar per cerchi


«Se non è visibile il sole, la luna o una montagna, la gente cammina in cerchio»

È come se avessi sempre saputo che una persona priva di punti di riferimento (ad esempio chi si perde in un bosco) tende ad andare in cerchio invece che in linea retta. Magari l'ho letto in qualche romanzo, chissà quanto tempo fa, di certo la cosa mi suona scontata. Adesso ci ha pensato il Max Planck Institute for Biological Cybernetics di Tübingen (qui il link all'articolo) a dimostrare in modo scientifico che accade proprio questo. I ricercatori dell'Istituto tedesco hanno ipotizzato che la tendenza a percorre un cerchio, quando non si è in grado di orientarsi, derivi dalla normale asimmetria del corpo umano, di norma più robusto a destra (a sinistra nei mancini). Del tutto verosimile. Aggiungerei però una ulteriore spiegazione: il buon senso dice che una traiettoria circolare, o meglio che descrive spirali (non necessariamente concentriche), massimizza la possibilità di trovare per caso una meta qualora ci fossimo persi non troppo distanti da essa. Se poi applicassimo il "principio ermetico" del così in basso, così in alto, allora potremmo speculare che in un universo dove i satelliti girano attorno ai pianeti, i pianeti attorno ai soli, i soli attorno alle galassie et cetera, anche un uomo bendato si muove simile agli astri, per assonanza. Ma l'articolo in questione mi ha fatto scattare subito un'altra riflessione, più importante. Forse il corpo che tende ad andar per cerchi, è una felice metafora di come la mente in mancanza di certezze (punti di riferimento) tenda a muoversi circolarmente: circostanza ben rappresentata dall'espressione "essere in un circolo vizioso". Infatti quando abbiamo tutti gli elementi per prendere una decisione, quando abbiamo razionalmente (ed emotivamente) sotto controllo la situazione, il nostro pensiero ci porterà al risultato che ci prefiggiamo come una freccia va dritta al bersaglio. Se non riusciamo a vedere con chiarezza quali saranno le conseguenze delle nostre azioni, il nostro pensiero non sarà più tanto lineare, piuttosto girerà attorno a un'idea e poi a un'altra e così via. Riassumendo, potremmo rappresentare uno stato d'animo di sicurezza e certezza con una linea retta e uno stato d'animo d'ansia e indecisione con un cerchio. C'è un rovescio della medaglia. Un pensiero troppo razionale (rettilineo) è come una strada che unisce, senza sorprese, un punto di partenza a un punto di arrivo: non lascia nessuna possibilità di "smarrirsi" e incontrare qualcosa che prima di partire non si conosceva né immaginava. Il pensiero capace anche di curvare descrive meglio l'attitudine dell'inventore o dell'artista. E nei casi estremi del folle. Si sa, il confine tra genio e follia è sottile. Allora un pensiero "piatto" assomiglierebbe a una linea retta; un pensiero geniale avrebbe la parvenza di una molla dilatata tirandola ai due estremi, vedi la traiettoria (coorbitante alla Terra) che la Luna percorre nello spazio rispetto al Sole; un pensiero folle non assumerebbe una vera e propria forma, sarebbe come la linea di uno scarabocchio. Buonanotte... che scherzi fa il caldo!

2 : commenti:

nemo ha detto...

Bellissime riflessioni che condivido al 100%!

Daniele Passerini ha detto...

@Nemo
Grazie!
Deve essere stato il caldo di quella sera d'estate... ;)
Ma come sei capitato qui, non ti basta il lustro? Perlustri pure (in cerchio) dentro il blog? :))

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