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giovedì 5 aprile 2007

Per chi ama le nuvole...


Questa foto - già inserita nel post "È l'alba. s'illumina il mondo" dedicato all'omonima poesia di Nazim Hikmet - è on line sul sito della Cloud Appreciation Society. L'ho scattata un paio d'anni fa dalla collina di Collestrada (PG) mentre il sole sorgeva dietro il Monte Subasio. Se vi rasserena osservare fotografie di nubi andate sul link della Cloud Appreciation Society e ne troverete a migliaia, da tutto il mondo. E se inviate le vostre le vedrete pubblicate.

3 : commenti:

Anonimo ha detto...

Questo articolo dove si parla di nuvole e dove l'immagine di esse evocano ricordi e sentimenti mi ispira a scrivere due righe sui Nativi Americani e di una delle loro più belle cerimonie.La Sweat Lodge.

Inipi, Essi si purificano.

Così i lakota chiamano la Sweat Lodge, una delle cerimonie indiane più abusate e più dissacrate dai bianchi.

Primo dei sette riti di preghiera, è in realtà il fondamento e la base di tutti gli altri poiché se non ci si è prima purificati e riequilibrati, ristabilendo in se stessi un contatto armonioso con le sette direzioni, non è possibile praticare le altre cerimonie nel modo dovuto.

L'Inipi, una semplice capanna circolare di rami di salice con al centro delle pietre incandescenti su cui si versa dell'acqua per produrre vapore, non ha però niente a che vedere col sudore, nonostante il nome che le hanno dato i bianchi e l'apparenza che la fa sembrare una semplice sauna.
La purificazione, infatti, non avviene attraverso la sudorazione - che è solo una manifestazione esteriore - ma attraverso la preghiera, il canto e il giusto intento del cuore che invocano l'aiuto e la presenza degli Esseri Spirituali. Sono loro, i Tunkasilas, ad agire insieme ai quattro elementi della vita, l'Aria, l'Acqua, il Fuoco, la Terra in un' interazione alchemica che riequilibra l'energia del corpo fisico e del corpo spirituale.

Quando entri nell'Inipi, dicono i Lakota, è come se tu ritornassi nel ventre della madre - di Madre Terra. Qui, in un buio dove lo spazio e il tempo non hanno più confini e materialità, puoi scoprire come tutto ciò che esiste è strettamente correlato da un legame di parentela e fratellanza e che materia e spirito non sono altro che due aspetti di un'unica realtà che è la Vita. O, se riesci a far tacere il tuo cuore, puoi sentire il canto delle pietre, i Tunka, cioè i nostri Nonni, e le mille lezioni di saggezza impresse nella loro anima da tempo immemorabile. E, se lasci che tutto questo avvenga, puoi uscirne rinato come un bambino che apre gli occhi al mondo per la prima volta.

Ma c'è un'altra cosa che i Lakota tengono molto a sottolineare al riguardo. E cioé che la spiritualità non si può vendere e che i sedicenti "sciamani" che girano l'Europa facendo dell'Inipi un business, non solo dissacrano l'Inipi ma possono generare cattiva energia per chi vi partecipa.

Daniele Passerini ha detto...

Ho apprezzato molto questo tuo commento Ideavagante, come tutti: sempre interessanti ed estremamente arricchenti. Per quel che ricordo di aver letto e soprattutto per quella che è stata la mia personale esperienza, parli con assoluta correttezza dell'inipi e di ciò che rappresenta, anzi ciò che è. L'ho vissuta nel modo in cui tu la spieghi: non come un weekend esperienziale stile "pacchetto turistico new age", ma come un rito "alchemico" in grado di trasformare mettendoci in contatto sia fisico che spirituale con i quattro elementi: penso ad esempio di non avere mai avuto consapevolezza della presenza dell'elemento terra come durante le ore nel buio e nel calore della capanna-utero.

Conosco la posizione "ortodossa" dei Lakota rispetto la non esportabilità e replicabilità delle cerimonie fuori dalle loro terre, ma so anche che tra gli stessi Lakota c'è chi ha vedute differenti al riguardo. Certo, può succedere che all'inipi partecipino persone "non pronte", che il rito stesso venga svuotato di significato per divenire mero folklore dietro a interessi venali. Sono rischi reali. Ma penso che la cultura degli indiani americani abbia tanto da insegnare al mondo di oggi, che quindi i danni collaterali di tale "contatto" siano sopportabili rispetto al vantaggio di condividere l'insegnamento spiritual-ecologico lakota con tutta l'umanità.
Mi considero fortunato ad essermi trovato a partecipare ad una inipi che ho sentito "corretta"... perchè guidata da uno sciamano, non so quanto attestabile, ma sicuramente con un gran cuore. Tant'è che quando una seconda volta mi sono trovato a partecipare ad una inipi, non ho sentito la situazione altrettanto "limpida" e ho declinato l'invito.

L'inipi è stata una delle esperienze che più ha dato valore alla mia vita: di fatto ha segnato tutto quello in cui si è andata trasformando dal 2003 ad oggi, in particolare il primo libro che ho scritto. E' stata come un aratro che ha tracciato e seminato un solco dentro di me, un solco che ha germogliato e che continuo a seguire. I viaggi in Messico da cui è nato Ventidue passi d'amore sono nati da un incontro fatto proprio in occasione di quella inipi. E' una cosa di cui nel libro ho preferito non parlare: già mettere insieme numerologia e cultura maya viene considerato da molti imperdonabile, figuriamoci se avessi parlato pure dell'inipi dei Lakota! :-)

Daniele Passerini ha detto...

Sto ripercorrendo ha ritroso tutti i commenti che hai lasciato nel blog Ideavagante e non ti nascondo che sono sconcertato.
Hai scritto "Questo articolo dove si parla di nuvole e dove l'immagine di esse evocano ricordi e sentimenti mi ispira a scrivere due righe sui Nativi Americani e di una delle loro più belle cerimonie. La Sweat Lodge."
La tua ispirazione estemporanea ha però ancora una volta integralmente fonte in un articolo pubblicato su http://www.lifegate.it: ringrazio pertanto Marina d'Andrea che lo ha scritto.

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