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lunedì 2 giugno 2008

Un monumento all'anticonsumismo

Riporto dal sito de La Repubblica un articolo di Vittorio Zucconi su una lampadina (nella foto accanto) accesa pressoché ininterrottamente da 107 anni.

Perché è una bella parabola di tante cose.

Di come anche ciò chfragile e destinato a spegnersi - l'amore tra le persone ad esempio - possa durare per tutta una vita. Non è certo la regola generale, comunque una preziosa possibilità per tutti. Lo credo e lo crederò sempre, pur se sono separato e divorziando!

O, prosaicamente, di come il Mercato premi chi produce beni che si deteriorano e vanno sostituiti piuttosto che robusti e duraturi: le lampadine prodotte da Shelby erano decisamente migliori di quelle di Edison, ma a fallire fu il primo!

O ancora, magicamente, di come anche gli oggetti inanimati possano caricarsi di significati, quasi abbiano una loro propria vita, quasi siano posseduti da un ghost in the machine!

Insomma
una lampadina che fa l'occhiolino all'amore immortale, la linguaccia all'obsolescenza tecnologica e che forse è un po' magica come la Lampada d'Aladino! Ma il suo filamento di carbonio non potrà restare incandescente in eterno: prima o poi si spezzerà. Alora significherà semplicemente che un'epoca s'è chiusa e un'altra ne inizia, si spera migliore.

La lampadina infinita
di Vittorio Zucconi
06 maggio 2008

WASHINGTON - Quando s' illuminò per la prima volta, la Regina Vittoria era in agonia, Guglielmo Marconi si preparava a trasmettere il suo primo segnale radio transatlantico e Vittorio Emanuele III era da pochi mesi salito sul trono d' Italia. Era il gennaio del 1901 e centosette anni sono trascorsi da quando i pompieri di Livermore, in California, accesero una lampadina da 4 watt nella loro caserma. Era poco più di un lumino, donata da un benefattore civico per aiutarli a trovare le lanterne a petrolio nel buio e da allora non si è più spenta. Brilla, se il verbo non fosse eccessivo, da un milione di ore, fioca ma fedele come una lampada votiva perennemente illuminata per attenuare la paura del buio di un' America che oggi la venera come il totem delle proprie speranze. La parabola della lampadina immortale è molto più di un incredibile - ma vero - record da Guinness dei Primati, dove infatti è debitamente registrata, o un «freak», una bizzarria da museo delle stranezze. Prodotto da una società dell'Ohio in concorrenza con Thomas Edison, la Shelby, quel bulbo di vetro soffiato con un filamento di carbonio all' interno spesso come una matita, è una preghiera laica, una candela che la nazione accende nei momenti di incertezza, e che guarda come al piccolo segno della continuità e della speranza. Viene puntualmente e periodicamente riscoperta, dai giornali, dalle radio, dalle televisioni, sempre quando la nazione attraversa momenti di difficoltà collettiva, di incertezza economica, di guerre amare, per rincuorarsi. I nostri ragazzi muoiono al fronte, le case sono pignorate, le banche rischiano di saltare, ma se la lampadina dei pompieri continua a funzionare, passerà anche questa notte, come tutte le altre. Sta appesa, con un filo di 60 centimetri, al soffitto della caserma al numero 4555 di East Street, a Livermore, località che il mondo ha sentito nominare perché ospita i laboratori di ricerca delle più sofisticate armi per le guerre del futuro e dunque racchiude, come fra parentesi ironiche, lo ieri e il domani della tecnologia. Fu celebrata negli anni '70, uno dei decenni più amari del dopoguerra americano, da un giornalista della Cbs, Charles Kuralt, un reporter che aveva abbandonato guerre, politica e catastrofi per dedicarsi alle «minimalia», alle piccole storie della vita, e spiegava che «dietro ogni finestra illuminata, c' è una storia umana dal raccontare». Poi fu riscoperta dalla televisione pubblica, dai settimanali, dal canale tv via satellite Discovery e oggi, in questo 2008 di ansie economiche e di incertezze morali, riesumata dal Los Angeles Times. Tutti, partendo dalla stessa domanda: come è possibile che una lampadina prodotta nel 1901, con i mezzi e le tecnologie che a noi appaiono rudimentali, possa funzionare ininterrottamente per un secolo? Attorno a essa si raccolsero come investigatori per una causa di beatificazione, ispettori e ingegneri, scettici e increduli, raggiungendo tutti la stessa conclusione: la lampadina Shelby da 4 watt funziona effettivamente e ininterrottamente dal gennaio del 1901. Gli esperti della General Electric, la casa che assorbì il fabbricante originale, ipotizzano che il basso voltaggio e quindi l' assenza di calore intenso, la perfetta montatura del bulbo che garantisce il sottovuoto all' interno, il robusto spessore del filamento di carbonio e il fatto che non sia stata sottoposta allo shock dell' accensione e dello spegnimento, che accorcia la vita delle lampadine, possano essere il segreto della sua longevità. Ma i pompieri di Livermore, le vestali in elmetto, ascia e tute ignifughe che la custodiscono, sorridono alle interpretazioni materialistiche. Per loro, quella lampadina ha poteri magici, non è un oggetto di vetro, rame e carbonio, ma è una reliquia. «In essa - racconta il capo del battaglione di vigili del fuoco alle migliaia di visitatori che vanno a vederla e oggi possono anche controllare attraverso una web camera via internet se sia sempre accesa - brilla la luce dei colleghi che hanno dato la vita per salvare la vita di altri». Che abbia poteri sovrannaturali è, appunto, un atto di fede indimostrabile, come per tutte le reliquie. Oggi è rigorosamente proibito toccarla e comunque sarebbe necessaria una scala da autopompa per raggiungerla. Ma per decenni, quando la Shelby 4 watt era una semplice lampadina vecchia, aveva saputo sopravvivere a tutto. I vigili a riposo si divertivano a colpirla con palle di lattice, scommettendo su chi facesse più centri. E la lampadina continuava a funzionare. A mano a mano che la leggenda si diffondeva, generazioni di giovani chiamati all' inutile olocausto del Vietnam passavano per toccarla e assorbire dal suo vetro tiepido l' essenza di qualche protezione magica. I vigili del fuoco stessi, quando suonavano le sirene dei cinque allarmi, per indicare gli incendi più gravi, la accarezzavano come porta fortuna e più di una moglie incinta fu aiutata a raggiungerla col pancione, per trasmettere al nascituro le radiazioni di lunga vita. Fu per questo che la lampadina immortale conobbe il proprio momento di crisi. Le vestali - i pompieri - decisero che era troppo facilmente raggiungibile. Decisero di alzarla e fu chiamato un elettricista per il delicato intervento sul filo ancora originale, avvolto in tessuto di tela. Sotto lo sguardo ansiosi dei parenti della lampadina, l' elettricista tagliò e ricongiunse, interrompendo per la prima volta il flusso di elettroni. Per 22 minuti, la lampadina si spense, come un paziente sottoposto a trapianto cardiaco, ma non morì. Il filo fu riallacciato, l' interruttore aperto per la prima volta dopo 93 anni e il filamento riprese a emettere luce. Dal Texas, dalla città di Fort Worth, dove un' altra lampadina longeva è accesa ininterrottamente in un teatro da 88 anni, chiesero la immediata squalifica della rivale della California, per quei 22 minuti di coma, ma i curatori del Guinness, dopo ampio e articolato dibattito, sentenziarono che la continuità non era stata interrotta, proprio come un paziente non muore durante un bypass o un trapianto. La reliquia dell' America di Teddy Roosevelt, di Thomas Edison, del petrolio scoperto in Texas proprio nel 1901, poteva ancora essere venerata. Resta così il tributo a un modo di produrre oggetti pre-consumistico, prima che «l' obsolescenza pianificata» dalle industrie di oggi in automobili, elettrodomestici, computer, per costringerci a rimpiazzarli, diventasse la norma. Un monumento all' anticonsumismo, come scoprì il signor Shelby, il suo fabbricante, costretto al fallimento perché produceva lampadine che non morivano mai.

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